Racconto buddista: ecco perché perdiamo ciò che amiamo

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By Alice Iz

Perché perdiamo ciò che amiamo? Un racconto buddista risponde alla nostra domanda

Spesso nella vita capita di perdere cose o persone e spesso ci chiediamo perché.  Siamo convinti di non meritarlo e probabilmente è così. Ma vogliamo provare rispondere a quel “perché” e per farlo vi proponiamo un racconto buddista.

Perché un racconto?

Perché spiega perfettamente il motivo per cui molte volte perdiamo ciò che amiamo. Accade quando l’improbabile prende il sopravvento sul possibile. Quando la troppa prudenza diventa una sorta di cecità.

Si tratta di un racconto che magari molti di voi già conoscono, ma sempre bello e utile da rileggere.

Racconto buddista

Racconto buddista

“Un uomo, che aveva perso la moglie durante il parto, stava allevando suo figlio da solo e lo amava più di ogni altra cosa al mondo.

Un giorno, mentre il padre era fuori casa, dei saccheggiatori bruciarono la maggior parte della città e rapirono il ragazzo .

Quando il padre tornò, confuse uno dei cadaveri bruciati e pensò che fosse suo figlio.

Completamente devastato dal dolore, fece cremare il corpo e mise le ceneri in un’urna che collocò nel posto migliore della casa.

Il ritorno

Alcuni giorni dopo il ragazzo, che era riuscito a fuggire ai saccheggiatori, tornò di corsa a casa e bussò alla porta della casa che suo padre aveva appena ricostruito.

L’uomo chiese chi fosse. Quando il ragazzo rispose: “Sono io, tuo figlio, ti prego, fammi entrare…”, il padre strinse forte sul suo petto l’urna con le ceneri e pensò che forse un bambino del villaggio, memore della sua storia, gli stesse giocando uno scherzo crudele.

L’improbabile

Il ragazzo continuò a bussare alla porta e implorò il padre di aprirgli.

Tuttavia, l’uomo, convinto che non fosse suo figlio, continuò a dirgli di andarsene.

La perdita

Alla fine, il ragazzo si arrese. Se ne andò e non tornò mai più.”

Perché perdiamo ciò che amiamo

Cosa sarebbe successo se il padre, per un attimo, non fosse rimasto chiuso nella sua convinzione?

Ecco perché questo racconto deve farci riflettere su tutto quello che oscura il pensiero, rendendoci ogni possibilità della vita come qualcosa di improbabile.

L’improbabile ed il possibile

Chi è il principale nemico di ogni persona se non la persona stessa? Perché ci si dimostra ostinati, chiusi, pessimisti chiudendosi nell’improbabile?

La risposta é talmente semplice da apparire, pensate un po’, impossibile! Sono le nostre idee, il voler difendere a tutti i costi il conosciuto.

Infatti quando l’orgoglio e la mancanza di fiducia prevalgono, ogni persona chiude automaticamente le porte alla possibilità, rimanendo prigioniero dell’improbabile.

Il risultato, come ammonisce il racconto, é la perdita di qualsiasi opportunità e, con essa, la speranza che qualcosa di eccezionale possa accadere.

Eppure la storia, le gesta di coloro che ostinatamente credono che l’improbabile possa diventare possibile, esistono e dovremmo sempre tenerle presenti.

Nelson Mandela, una volta diventato Presidente, disse in una prima intervista:

“Tutto sembra sempre impossibile finché non viene realizzato.”

Ciò che ritieni improbabile, può essere possibile

Cosa determina la differenza ?

Anche in questo caso i principali artefici del nostro destino siamo noi stessi! Ed è quello che abbiamo visto nel racconto.

La forza, il coraggio, anche la fede, possono superare qualsiasi barriera, consentono svolte e traguardi dai molti ritenuti improbabili.

Ecco perché bisogna cercare, anche nei momenti più duri e difficili, di non chiudere mai la porta alla possibilità. Di non fare come quel padre distrutto e rassegnato.

Quando tutto sembra compromesso e quando nessuno a noi vicino crede sia possibile, occorre non spegnere la fiammella della speranza.

Infatti, come abbiamo visto, non tutto ciò che si considera improbabile è impossibile!

Ebbene avete apprezzato il racconto e i suoi spunti di riflessione? Scriveteci le vostre opinioni e le vostre esperienze e condividete per conoscere quelle dei vostri amici. Lo apprezzeranno!

Invito alla lettura: