Resilienza: la capacità di raccogliere i pezzi e ricostruirci ancora una volta dopo essere andati in frantumi

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By Melania

Nessuno può sapere fino in fondo quante volte siamo riusciti a stare in piedi, anche se stavamo quasi per cadere.
Solo noi conosciamo i segni delle nostre ferite, quelle che abbiamo dovuto ricucire molto lentamente con il nostro coraggio e la nostra forza, che ci ha spinto ad andare avanti sempre, nonostante la paura …

Sono molti i neurologi e i biologi che ci ricordano come il nostro cervello sia predisposto evolutivamente a sopravvivere a tutti i tipi di avversità.

Ma ogni volta che l’amarezza bussa alla nostra porta, non possiamo che chiederci “perché io”.
In tal caso, invece, proviamo a sostituire quella domanda con un quesito migliore.
Con un interrogativo del tipo “per cosa”.

Dicono che sia sintomo di coraggio sorridere mentre si è nel caos, sapete?
Ma il vero coraggio è, soprattutto, essere in grado di raccogliere ogni frammento di quei sogni infranti e ricostruirli di nuovo, per essere più forti, più dignitosi, più belli.

Ci sono alcuni istanti vitali che ci richiedono tante risorse interiori.
Parlo di quei momenti di grande difficoltà in cui il coraggio personale viene messo alla prova.
Come reagire in questi casi?

In Giappone esiste una tecnica ancestrale chiamata “Kintsugi” attraverso la quale si cerca di riparare oggetti ceramici rotti.

Questo viene fatto utilizzando un adesivo su cui viene applicata della polvere d’oro.
Kintsukuroi è un’arte delicata ed eccezionale con la quale non si desidera che l’oggetto rotto riacquisti la sua forma originale.

Al contrario, con l’unione dei pezzi si cerca di dare vita ad una storia unica. Pensate che quei pezzi di ceramica, precedentemente fragili, una volta uniti, oltre che belli, risultano essere anche incredibilmente resistenti.
Come diceva Ernest Hemingway, “la vita ci rompe tutti ad un certo punto, ma solo alcuni possono rendere più forti le loro parti rotte”.

Vale quindi la pena ricordare questa semplice, ma meravigliosa metafora: quando qualcosa di prezioso si rompe, o si rompe soltanto o si perde del tutto.

Ma un modo per superare il problema è certamente evitare di nascondere la nostra debolezza e la nostra fragilità.
Poiché certe ferite possono essere ricucite solo grazie alla nostra resilienza, ovvero alla nostra capacità di superare ogni difficoltà, per sigillare con l’oro ogni ferita, ogni sogno infranto per poi ri-sollevarci come creature ancora più forti.

Come unire i nostri “pezzi rotti”?
La psichiatra Rafaela Santos spiega nel suo libro “Alzati e combatti”, come non sia facile mettere in pratica questa capacità, anche se le neuroscienze ci dicono che possiamo essere tutti resilienti.

In effetti, secondo i dati citati nel libro, solo il 30% della popolazione è in grado di superare alcune esperienze particolari.

Rimettere insieme i nostri “pezzi rotti” non è facile dunque, ma non è nemmeno impossibile.
Il cervello umano ha milioni e milioni di neuroni che a loro volta creano miliardi di connessioni neurologiche.
Questo è qualcosa di meraviglioso.

Se accettiamo di essere tutti “architetti” del nostro stesso cervello, accetteremo anche che siamo pienamente in grado di aumentare il nostro coraggio personale, la nostra forza e il nostro ottimismo a favore del cambiamento.

Insomma, è necessario che capiamo che il nostro cervello, oltre ad essere governato dalle emozioni, è anche finemente sintonizzato e complesso, poichè comunica grazie a degli impulsi elettrici.

Nei momenti di alta tensione il nostro cervello sembra funzionare con un’altra intensità: per questo appare difficile riuscire a “bilanciare” quel tutto che ci sembra improvvisamente essere fuori dal nostro controllo.
In un certo senso, l’idea dei “pezzi rotti” assomiglia un pò a quello che succede al nostroC cervello, quando ci troviamo in tensione.

Il quale, più che rotto, in questi casi, risulta essere “disconnesso”.
Per questo abbiamo bisogno di tempo, affinchè possiamo riconnetterci con noi stessi e con la realtà che ci circonda.

Questi risultano essere momenti difficili, perché le emozioni sembrano prender vita tutte insieme: rabbia, tristezza, pianto …
Non cercate di contenerle, quindi.
Facilitate il vostro sfogo emotivo.

Solo così potrete riprendere il controllo di esse e accettare il cambiamento.
Si sa, alcune esperienze ci provocano ferite che dobbiamo riuscire a ricucire, per poter camminare di nuovo, per reintegrarci pienamente nel movimento della vita.

Per questo è importante riuscire a coprire i loro segni con “una polvere d’oro”, proprio come la tecnica giapponese.
Perché sicuramente non saremo gli stessi di prima.

Ma che ci crediate o no, sarete incredibilmente più forti.