Quello che non dici si trasforma in dolore, malattia, sofferenza – Quando l’anima tace, il corpo paga

Foto dell'autore

By Alice Iz

Non è mai semplice, ed è giusto sia così, affrontare il tema della malattia e della sofferenza in maniera banale.

Troppe sono le persone che hanno patito o patiscono per problematiche diverse e che non possono essere liquidate con affermazioni semplicistiche.

Se questo è vero e deve pertanto essere un punto di partenza, può però essere utile cercare di indagare il nesso presente tra un disturbo fisico e il malessere emotivo.

Diverse filosofie e filoni di pensiero hanno studiato ed espresso il proprio parere in merito.

Uno dei più antichi, quello della Qabbalah ebraica, dice:
“La tristezza chiude le porte del paradiso, la preghiera le apre, la gioia le abbatte.”

Se persino la moderna scienza medica ammette una connessione tra emozioni, pensiero, esperienza, è opportuno allora capire come possono crearsi squilibri, a livello fisico, quando i nostri pensieri ed il nostro stato d’animo imboccano e permangono in situazioni piene di negatività e malessere.

Se un problema gastrico può originare o aggravarsi per l’impossibilità a digerire determinate cose, a riuscire a metabolizzare certi eventi, così come problemi alla schiena possono acuirsi con il peggioramento delle condizioni economiche e la sensazione di mancanza di supporto, risulta evidente la relazione corpo, mente e psiche.

È innegabile che la nostra vita sia il riflesso, lo specchio della nostra condizione mentale.

Quando c’è equilibrio, pace, serenità, anche laddove gli eventi sembrano non volgere secondo i propri desideri, non si genera un nemico invisibile, subdolo: il rancore e il risentimento.

Un recente studio della Concordia University di Montreal ha evidenziato come un persistente stato di rancore ed insoddisfazione può incidere in maniera importante sulla salute fisica di una persona.

Quando nutrito per lungo tempo, il rancore può produrre diverse alterazioni biologiche, influenzare il metabolismo ed originare così stati di squilibrio che facilitano l’insorgere di malattie.

Forse non è un caso, allora, che l’antica preghiera ebraica usava, e lo fa tuttora, utilizzare dei piccoli filamenti con un astuccio appoggiati sulla fronte e legati dietro la nuca, con lo scopo preciso di connettere, legare i lobi frontali, sede del pensiero razionale con la nuca, la parte ove risiede l’amigdala, il posto delle emozioni primordiali e dove risiedono le nostre paure e le nostra emozioni più nascoste.

È fondamentale capire la connessione esistente tra emozioni, esperienze e capacità di azione del pensiero.

Se questo filtro viene a mancare, e quindi non risulta più possibile contrastare il flusso impetuoso della parte più segreta e nascosta della nostra psiche, ecco che la qualità delle nostre emozioni diventa l’ago della bilancia anche del nostro stato di salute.

Tenere tutto dentro se stessi, non avere confronti con qualcuno, rimuginare di continuo sulla propria condizione, soprattutto quando non brillante, significa alimentare quella condizione di base che incide anche sul sistema immunitario e sulla nostra naturale capacità di risposta alla malattia.

Dare voce quindi alle nostre emozioni, alle paure, ai disagi è fondamentale per la nostra salute fisica ed emotiva.
È un modo per volerci bene.