Amore ideale esiste: viaggio tra la realtà e utopia

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By Deborah Doca

L’amore ideale esiste oppure è pura utopia?

Si dibatte quasi ogni giorno sul tema dell’amore, ne parlano i giornali, sui social spopolano dichiarazioni, si corre a leggere l’oroscopo per vedere se la giornata porterà qualche novità o risolverà un problema. Insomma, gran parte della nostra vita vi ruota intorno.

Ma spesso e in tanti, alla domanda se quello che si sta vivendo sia l’amore della vita o quello ideale, rispondono che non lo sanno.

Cominciano i distinguo, aumentano i dubbi, si cade in una incapacità di decifrare bene le coordinate di questo sentimento.

I greci erano soliti definire quattro tipologie di amore, analizzando sia i comportamenti individuali che quelli della società nel suo complesso.

Vi era un amore chiamato fugace, incentrato esclusivamente sul desiderio, l’attrazione sessuale, rappresentato magnificamente da Eros.

Una situazione vissuta di giorno in giorno, quasi al momento, senza porsi troppe domande sul futuro, se evolverà in qualcosa più stabile ed anche più profondo a livello sentimentale, o se si spegnerà con la stessa velocità ed intensità con cui è nata.

Poi vi era l’amore fraterno, quel sentimento permeato di impegno, lealtà che si nutre per qualcuno della propria famiglia, o anche nei confronti di un amico.

È quel sentimento che motiva e spinge anche verso prese di posizione ed iniziative altrimenti non considerate.

A differenza del precedente questo tipo di amore nasce e si sviluppa per gradi, con lentezza.

Poi individuavano anche un amore sociale. Differente da quello fraterno per l’estensione delle persone verso le quali si nutre il proprio sentimento, e quindi raffigurabile come una sorta di ideale politico o sociale, un sentire comunanza e solidarietà verso qualcuno anche senza una conoscenza diretta delle singole persone.

Vi era infine una tipologia chiamata àgape, l’espressione dell’amore più puro, disinteressato.

Quello che si prova senza un obiettivo particolare, come può esserci nelle altre forme descritte, un sentimento a sè, quasi ideale, magari bisognoso di uno sbocco e di una finalizzazione.

È forse questo, allora, l’amore ideale? Non ci possono essere risposte univoche, o uguali per ogni persona.

Certamente viviamo un’epoca nella quale l’interesse e l’egocentrismo hanno raggiunto livelli quasi da record. Il disinteresse, il gesto nobile, come lo potevano definire al tempo della cavalleria, è quasi un ricordo.

Così come quel sentimento citato nel Libro più antico , la Bibbia, che suggerisce l’amore come cemento del rapporto umano, senza mai però essere disgiunto da altre componenti fondamentali: la giustizia da una parte e la compassione dall’altra.

C’è però una considerazione importante da fare quando si parla di amore, e di amore ideale.

A prescindere dalle epoche e dalle latitudini. Perchè un rapporto ed un sentimento possa definirsi tale è necessaria la reciprocità.

Che non significa interesse, ma scambio, comunicazione. Senza questa forma di empatia, che non riguarda solamente il genere umano, ma può esserci anche nel mondo animale o naturale, è improprio parlare di amore.

E l’altra componente, che è in parte inclusa nella reciprocità, e che deve definire il contorno e la cornice di questo sentimento, è il rispetto.

La capacità di smussare angoli, di fare un passo indietro, di non bramare ma di saper controllare, se necessario, il proprio sentimento.

Queste, forse, sono le qualità che possono definire un amore, come ideale.

Solo così un amore, possibilmente ideale, si traduce in esperienza e in qualcosa di duraturo, forse eterno.

Il resto sono magnifiche chiacchiere per riempirci la giornata, fare acquisti, celebrare San Valentino o spettegolare nella pausa caffè in ufficio.

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