Senso di colpa e manipolazione: come evitare di cadere in alcune trappole

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By Deborah Doca

È possibile evitare di cadere nelle trappole tese dai sensi di colpa, dalla manipolazione di chi vuole assumere il controllo della nostra vita.

“Un uomo deve essere abbastanza grande da ammettere i suoi errori, abbastanza intelligente da approfittarne e abbastanza forte da correggerli.”

Questa frase di Gibran ci introduce magnificamente nel tema affrontato in questo articolo, ovvero come gestire sensi di colpa e manipolazione da parte di altre persone.

Questa relazione, cioè un senso di colpa che nasce ed appare improvviso e quella forma di manipolazione attuata da chi, ad ogni gesto o parola presenta una reazione tale da scatenare appunto il senso di colpa, è tipica e frequente, purtroppo, tra persone con un rapporto stretto.

Può essere un parente, un amico, addirittura anche un partner.

Occorre fare una premessa chiarificatrice: chiedere scusa, come ci è stato insegnato sin da piccoli, è un atto importante.

Denota capacità di ammettere una azione sbagliata o, anche, male interpretata o travisata completamente, comunque tale da procurare un danno o fastidio.

Ma, quando ci si trova di fronte ad atteggiamenti nei quali una persona ricorre spesso a frasi come “scusa se ti ho urtato, scusa se non sono riuscito..” c’è qualcosa che non va.

Da un lato una persona estremamente insicura, colui o colei che parte sempre scusandosi, anche quando non ve ne è una ragione plausibile, dall’altra una persona che, spesso, attraverso i propri comportamenti e le proprie reazioni manipola ed induce il senso di colpa.

Esistono persone infatti, molto spesso legate e vicine che, più o meno consapevolmente, a causa del modo con cui reagiscono di fronte a determinati fatti o frasi, procurano nell’interlocutore questo senso di colpa.

Sia che si tratti di punti o argomenti delicati, ma che prima o poi occorre affrontare, sia che si tratti di una risposta eccessiva a qualcosa che può aver ferito, ma che non sempre merita una reazione di tale portata.

C’è poi un altro atteggiamento, più fine, quasi subdolo, con il quale si tende a mettere spalle al muro l’altra persona.

Ed è quello del rifiuto totale ad affrontare un determinato argomento o a tentare di sbrogliare una certa matassa.

Questo rifiuto, da non scambiarsi con un atteggiamento di maturità, se l’argomento o il fatto devono in qualche modo essere affrontati, è utilizzato per mettere in difficoltà l’altra persona.

Ben sapendo che quel rifiuto non significa la risoluzione, quanto il continuo procrastinare un problema o una situazione non chiarita. Anche questa è una forma sottile di manipolazione.

Molte persone sbagliano , sicuramente per troppa sensibilità, a scambiare un atteggiamento di offesa con l’aver realmente indotto questo stato d’animo.

Per essere chiari diciamo che per offendere occorre sempre essere in due. A volte può realmente capitare, ma molto spesso la semplice verità, magari detta senza troppi giri di parole, genera un atteggiamento di offesa che non ha proprio alcuna ragione di esistere

È semplicemente la verità che da fastidio, forse perchè taciuta o rinviata troppo a lungo, e su questo occorre, per tornare al titolo della manipolazione e della scuse, che ci si rifletta sopra molto bene.

Perchè dilazionare sempre non è sinonimo di delicatezza, rinviare in continuazione non significa risolvere un problema.

Quindi quando ci si trova in situazioni simili il consiglio opportuno è quello di evitare di dare troppa attenzione a chi si mostra inspiegabilmente offeso, e quindi di evitare il senso di colpa.

Chiedere chiarimenti sulla reazione, e difendere il proprio diritto non solo di esprimersi, ma anche di volere, nel caso, affrontare un problema o una situazione spinosa.

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