Un padre non allatta il proprio figlio, ma lo nutre di affetto e emozioni

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By Deborah Doca

È vero, un padre non allatta il proprio figlio, non lo nutre nei primi mesi della sua vita, ma lo fa attraverso il suo amore, lo nutre di emozioni.

Che l’Italia sia un Paese nel quale regna incontrastato il ” mammismo” è un dato di fatto, e non per qualche battuta, anche poco felice ,da parte di un ministro qualche anno fa.

Lo é perché sino a pochi anni fa anche la legislazione non favoriva la presenza del padre vicino ai figli, come se l’accudimento e la crescita fosse un ruolo quasi esclusivamente femminile.

Basta leggere le statistiche sugli affidamenti in caso di separazione per rendersi conto come mentalità e legge assegnino alla madre un ruolo quasi esclusivo.

Per fortuna esistono mentalità diverse, ed alcune ricerche condotte da prestigiosi atenei in collaborazione con i dipartimenti governativi hanno fatto luce sulla grande importanza del ruolo dei padri nella crescita affettiva e psicologica dei figli.

L’università di Oxford ha condotto qualche tempo fa proprio uno studio su questi punti, esaminando oltre 6000 casi.

L’attenzione era posta sullo sviluppo e sull’equilibrio emotivo dei figli in rapporto alla presenza ed alla vicinanza dei padri.

L’elemento nuovo e il punto di forza della relazione è come i padri percepiscono il loro ruolo di genitore.

Se sono felici della paternità e se plasmano la loro vita in funzione di questo ruolo, il bambino avverte queste emozioni e si pongono le basi per un rapporto importante.

Dall’indagine è emerso con chiarezza che quando si crea quel ponte emotivo tra un padre ed un figlio o una figlia , un’intesa che fa vivere al piccolo il rapporto con la figura paterna in maniera tanto importante quanto quella assegnata alla madre, i risultati in termini di positività, equilibrio, stima che sviluppano i figli è sorprendentemente maggiore.

Un dato riscontrato ad esempio nello studio, ed incrociato con diverse altre ricerche condotte sul tema, ha riguardato l’impatto della presenza paterna sul linguaggio ed espressività dei figli.

Soprattutto nei primi tre anni di vita la vicinanza piacevole, scherzosa e costante dei padri aiuta i piccoli in una elaborazione più ricca del proprio linguaggio.

” Un buon padre vale centinaia di insegnanti ”
diceva Rousseau, e questo vale anche oggi, in una società ovviamente diversa rispetto a quelle di qualche secolo fa, nel quale la figura paterna non è vissuta solo come centrale nell’ambito del sostentamento e del lavoro.

Oggi più che mai i nutrienti di cui hanno bisogno i figli non riguardano solo quelli fisici, sicuramente importanti.

Vertono sull’architettura emotiva, psicologica, tanto essenziale quanto lo è un sano ed armonioso sviluppo fisico.

Riguardano i valori e lo stile di vita, ed anche per questo l’assenza, o un ruolo marginale del padre non giova certo nella crescita dei figli.

Il legame profondo che si crea tra padre e figlio anche nelle fasi immediatamente successive allo svezzamento, e che hanno per oggetto tutte le attività del piccolo, dal bagnetto ai giochi, pongono le basi più solide perché questo tipo di vicinanza e di empatia perduri e si sviluppi anche negli anni a seguire.

Un altro elemento , fondamentale, nella ricerca condotta dall’università di Oxford , ha riguardato la fiducia che sviluppano i bambini con un padre presente e vicino.

Il modo con cui un papà tiene in braccio o con il quale aiuta il piccolo a vestirsi, sicuramente diverso e più goffo rispetto a quello della mamma o della nonna sono invece elementi fondamentali per il figlio.

La relazione che un bambino sviluppa con chi lo accudisce crea uno spazio all’interno della sua mente, viene interiorizzata, continuando ad esercitare la sua influenza nel tempo e riattivandosi quando ci si trova in procinto di affrontare fasi evolutive particolarmente importanti e delicate.

Ecco perché il ruolo del padre é essenziale sia dai primi anni di vita del figlio.

Un ruolo insostituibile capace di dare un fondamentale contributo al sereno e fiducioso cammino dei figli.