La chiave della felicità? Si chiama armonia!

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By Deborah Doca

Se la chiave della felicità avesse un nome? Sarebbe Armonia.

Il World Happiness Report ha confermato, nella sua ultima ricerca, che i Paesi nei quali gli abitanti si sentono felici, sono quelli che danno valore al concetto di armonia e senso della vita.

Anche l’ultimo rapporto sull’indicatore della felicità non ha deluso le aspettative riguardo alcuni concetti che, psicologi e sociologi, vanno confermando da tempo.

E cioè che il freddo calcolo della ricchezza, intesa come PIL ( prodotto interno lordo) è solo uno, ma non tra i più importanti, fattori che determinano la felicità delle persone.

Se pensiamo infatti che paesi come Nicaragua, Salvador hanno abitanti che si sentono più felici degli italiani, dimostra quanto poco conti il solo conto in banca.

Per dovere di cronaca noi siamo scesi dal 28° posto al 47° nella classifica mondiale e questo la dice lunga sullo stato di frustrazione e rabbia che si legge spesso anche sui social network.

Ai primissimi posti, anche qui da tempo, gli abitanti dei Paesi del Nord Europa, con in testa la Finlandia, seguita da Norvegia, Danimarca ed Islanda.

Paesi sicuramente all’avanguardia come welfare, sanità, assistenza, tutti fattori che producono coesione ed appartenenza.

Ma, se pensiamo che una piccola realtà, sempre in guerra e sotto costante pericolo come Israele, si trova all’undicesimo posto, appare chiaro come altre componenti, oltre quelle citate, producono quella che gli esperti chiamano felicità.

E leggendo meglio il report si scopre che i fattori determinanti sono:

la consapevolezza di ciò che si fa nella vita,
sentire di avere un senso della stessa,
conoscere i propri obiettivi ed avere le condizioni per provare a raggiungerli.

Questo non produce automaticamente facilità nel vivere, ma conferisce alle persone un senso di scopo e di armonia.

È proprio questo termine, armonia, sul quale gli analisti hanno speso maggiori riflessioni.

Non è valutata, come impropriamente si potrebbe pensare, in base alla tranquillità, bensì come stato d’animo interiore, un vero e proprio benessere che, spesso, prescinde dal conto in banca o da situazioni non sempre facili da affrontare.

Se si riflette infatti su Israele, come accennato in precedenza, o sull’Islanda, Paese investito da una grave crisi finanziaria pochi anni or sono, si capisce che i classici stereotipi con i quali veniva battezzata la felicità non sono più attuali.

E neppure le spesso superficiali teorie new age o filosofie orientali sono in grado di colmare vuoti esistenziali e mancanza di senso che in tanti Paesi, considerati all’avanguardia per reddito pro-capite o livello di consumi, presentano livelli alti di armonia e benessere tra i propri cittadini.

Coesione tra le persone, rispetto e valorizzazione delle risorse del proprio Paese e della natura, capacità di aiuto reciproco;

questi sono i tasselli considerati fondamentali per produrre senso di armonia ed elevato grado di felicità. Con se stessi e con i propri vicini.

Punti che, come dice il rapporto, non sono proprio nelle hit parade degli italiani, almeno al momento.

Consoliamoci, qualche anno fa eravamo ancora più in basso!