Impariamo da Seneca come rasserenare la nostra mente eliminando le preoccupazioni

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By Deborah Doca

Alleggerendo le nostre preoccupazioni rassereniamo la nostra mente e Seneca, importante filosofo latino, ci fornisce un prezioso aiuto con i suoi pensieri.

Che l’individuo contemporaneo sia un soggetto immerso in una marea mentale e psicologica fatta di ansie e paure e’ un dato scontato.

A nulla vale l’analisi che ogni fatto, circostanza, perché presente in una realtà complessa come l’attuale, presenta diverse sfaccettature.

Quindi ogni avvenimento può riservare un lato positivo ed uno negativo.

Capire ciò sarebbe di per sé un grande aiuto, ma il problema sta proprio in questo, cioè nel tentare di analizzare, soppesare.

La nostra mente è ormai tarata ad un approccio semplicistico, utilitaristico, immediato. Siamo ormai abituati, complice internet e la sua dose di superficialità, a dare un voto istintivo, a dividere tutto in buono o cattivo.

Diversi studi hanno dimostrato che le nostre ansie originano da 5 categorie di macro-preoccupazione che non si verificheranno mai perché, il più delle volte, immaginarie.

Pensieri che sfociano in paure in quanto non approfonditi, meditati a fondo, ma introiettati con un imbuto nel vortice di notizie che sommergono le giornate di ognuno di noi.

Aver fatto della nostra vita un recipiente sempre attivo di notizie, da Sky tg 24 a internet, non produce altro che un’allerta continua del nostro sistema nervoso.

E se fossimo noi i prossimi destinatari di un pacco bomba? E se la prossima alluvione colpisse le nostre sicurezze?

Non è un caso che anche il grande sociologo Baumann, studioso attento dei fenomeni sociali e comportamentali ed autore di un’analisi perfetta della società sintetizzata nel titolo dell’opera,

Modernità liquida, affermava che il volume delle incertezze non è in aumento, mentre lo sono, e di gran lunga le nostre preoccupazioni.

Un benessere tanto diffuso quanto liquido appunto, fondato sullesteriorita, sull’immagine, l’incapacità ad affrontare le vere sfide che da sempre, ed in ogni epoca, l’uomo si trova dinnanzi, sono altrettante cause di questa nevrosi collettiva, di questo presunto senso di perdita fondato sulla precarietà dell’uomo contemporaneo.

Consoliamoci con una riflessione che riguarda probabilmente la natura dell’essere umano, se già ai suoi tempi, anche Seneca scriveva :

“Gli animali selvatici fuggono dai pericoli che incontrano nella loro realtà e, una volta scappati, non si preoccupano più. Tuttavia, noi siamo tormentati dal passato e da ciò che verrà.

La nostra ‘benedizione’ ci danneggia, perché la memoria ci restituisce l’agonia della paura, mentre la preveggenza la provoca prematuramente.”

Nella corrispondenza con l’amico Lucilio, le Lettere Morali, affermava:

“Non essere infelice prima che arrivi la crisi, perché potrebbe essere che i pericoli che soffri prima che ti minaccino realmente, non ti raggiungano mai.”

Quante volte quell’imprevisto che ci terrorizzava è realmente accaduto?

Non dobbiamo dimenticare la scuola che Seneca condivise, quella degli Stoici, alla quale aderì nel corso di una vita per nulla ascetica ma, al contrario, densa e piena di impegni ed occupazioni.

Di quella frequentazione ne scrisse prolungatamente, mettendo in risalto l’essenza e la semplicità che permea il vero valore della vita.

” Le più grandi benedizioni dell’umanità sono dentro di noi e sono alla nostra portata. Un uomo saggio è felice della sua sorte, qualunque essa sia, senza desiderare ciò che non ha.”

Parole e concetti che hanno trovato un’eco nel pensiero di tante figure importanti seguite a Seneca, e che mantengono una validità diremmo universale.

Sarebbe importante, oltre che salutare, che ogni persona le meditasse e ne ricavasse una lezione.

La vita è una sola, va certamente vissuta e a nulla serve sprecare energie in pensieri e paure che sicuramente ci tolgono entusiasmo e creatività.

Sicuramente, tutti, dovremmo fare qualche riflessione su cosa indirizziamo le nostre energie.

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