Pensi che la tua vita sia realmente un esempio? Allora non giudicare!

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By Deborah Doca

Quando l’ipocrisia viene travestita da santità …

Articolo molto interessante che esamina con attenzione il comportamento “curioso” di alcune persone in relazione alla vita degli altri.

Comportamento che sicuramente riguarda buona parte di noi.

Molto spesso accade che chi critica lo fa in nome di alcuni valori assoluti o, sempre in parecchie occasioni, in nome di una fede.

Ci si sente investiti di un ruolo che porta a criticare, condannare, giudicare tutto e tutti.

Senza dimenticare il detto narrato dai Vangeli che prima di giudicare la pagliuzza nel proprio occhio, occorrerebbe pensare alla trave che è nel proprio, la domanda da porsi è: chi siamo per giudicare? In base a quale titolo lo facciamo?

Esaminiamo alcuni temi molto caldi e partiamo dalla famiglia. Istituzione sicuramente importante, base anche della società, ma quale è il metro di valutazione per giudicare il sentimento che è alla base del legame tra due persone?

Perchè obiettare che due persone non regolarmente sposate non possano essere migliori rispetto a coloro che lo sono?

Quale sarebbe la morale che porta a definire migliori alcune unioni rispetto ad altre? Una convenzione? E coloro che criticano, o che fanno e disfano leggi in nome della famiglia hanno sempre tenuto un comportamento così irreprensibile?

Spesso la morale che si tende ad imporre è proprio quella che manca nella vita di molti. Senza considerare la capacità di analizzare le situazioni in profondità, e l’esercizio di quella dose minima di umiltà per capire le situazioni altrui.

La concezione del divino, in nome del quale ci si sente autorizzati a criticare e giudicare, ha davvero bisogno di persone così mediocri per far rispettare i suoi statuti? Merita più di una riflessione tutto questo.

Ed a cosa servirebbe quindi il libero arbitrio se non a dare ad ognuno la libertà di scegliere ed agire, salvo poi fare un rendiconto con se stessi della propria vita e di come si sta vivendo?

Chi è davvero in pace con se stesso, non diciamo felice, ma quanto meno sereno ed equilibrato, non perde il proprio tempo e le proprie energie nella caccia di coloro che non vivono secondo il proprio stile di vita.

Tornando al tema religioso giova ricordare che diverse fedi parlano di amore e tolleranza. Ricordano chi vive in condizione di disagio, chi è emarginato, ed invitano a portare sollievo e dignità piuttosto che attardarsi a criticare.

Invitano all’azione concreta piuttosto che alla lamentala, spronano al gesto di aiuto ed alla mano tesa verso l’altro e non alla preghiera detta al cospetto della gente mentre sottobanco si critica e si denigra il prossimo a spron battuto.

Chi possiede una fede autentica sa che non è questo quello che il loro credo chiede loro.

Che non sono dimostrazioni di facciata quello che la loro fede suggerisce, ma comportamenti ed azioni autentiche e coraggiose. Meno preghiere e più concretezza.

Allora sarebbe bene partire da se stessi, senza guardare cosa fanno gli altri.

Mantenendo senza dubbio le proprie idee, sforzandosi di capire e, soprattutto, cessando di puntare sempre il dito contro gli altri meno che nei confronti della propria condotta.

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