Quante volte diciamo di essere stanchi mentre in realtà siamo solo tristi?

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By Deborah Doca

La fretta ci divora… giorno dopo giorno, rende il cielo sempre più grigio, ma il cielo chi si ferma più a guardarlo?

La quotidianità ci ingoia, spegne i nostri slanci, addormenta tutti i sogni. Oggi è come ieri e domani non sarà migliore.

Ma chi lo aspetta più il “domani”?

Diventiamo grigi, come quel cielo…
“Cosa c’è che non va?” – ci chiedono.
“Niente, sono solo stanca…” – rispondiamo.

Ma è davvero stanchezza? Oppure si tratta di una tristezza velata, di un’apatia mascherata che ci ha infettato corpo e mente?

Chi non ha mai provato questa sensazione di strana spossatezza che non ha un motivo preciso, una forma visibile, una ragione plausibile?

Chi di voi non ha passato ore cercando in rete i propri sintomi per ritrovarsi a leggere di depressione, ipotiroidismo, menopausa, sindrome di …

Chiamiamola con il suo nome, chiamiamola tristezza, questa sensazione di cui vorremmo presto sbarazzarci, che non è depressione, a cui non servono farmaci e tutte quelle terapie che il “dottor Google “prontamente consiglia.

Eppure la tristezza, quando non diventa in qualche modo cronica, quando non interferisce in maniera incisiva con la nostra quotidianità e non si protrae per troppo tempo, non è una nemica, ma opportunità di crescita, di riflessione, una connessione più profonda con la nostra sensibilità.

Quando al mattino ci svegliamo più stanchi della sera precedente, quando ogni piccola difficoltà diventa insormontabile e il solo pensiero dei compiti quotidiani ci rende esausti, quando il medico conferma un buon stato di salute generale, non chiamiamola stanchezza, ma chiamiamola con il suo nome.
Tristezza.

I meccanismi che il cervello utilizza per regolare e sostenere i nostri stati d’animo, la nostra emotività, funzionano in maniera diversa tra loro.

Allegria, gioia, entusiasmo… provocano numerose connessioni e iperattività nelle cellule e nelle regioni cerebrali che interessano.
La tristezza, provoca qualcosa di diverso.

La tristezza provoca nel nostro organismo un importante calo di energia.
Agisce in una piccola parte destra del nostro cervello, nella zona in cui il controllo delle emozioni quali la paura, il disagio, la stanchezza fisica la pigrizia, vengono gestite dall’amigdala o corpo amigdaloideo.

Il calo di energia, la mancanza di concentrazione nei confronti di quello che ci circonda, la lentezza dei movimenti, il bisogno di ritrovarsi in un luogo senza luci e rumori, hanno un solo scopo : favorire il viaggio dentro se stessi.

La tristezza arriva quando il nostro cervello ci comunica che è arrivato il momento di fermarsi per riflettere sui punti essenziali della nostra vita, per tirare le somme, per comunicarci la
necessità di un cambiamento.

Quindi non consideriamo la tristezza come un disturbo da curare, ma piuttosto come un’occasione per ristabilire un contatto intimo e prezioso con noi stessi.

Per vedere con più chiarezza quale direzione ha preso o sta prendendo la nostra vita, per valutare meglio quelle scelte così difficili da compiere o per prendere quelle decisioni che rimandiamo da troppo tempo.

Ascoltarci è importante e quando il mondo ci distrae e non ci aiuta a ricordarlo, lo fa il nostro corpo, arriva la tristezza.

È capitato anche a voi di sentirvi così?
Lasciateci le vostre esperienze e condividete per conoscere quelle dei vostri amici!